Il miele è un alimento estremamente conservabile, la sua struttura chimica lo rende un alimento molto stabile e difficilmente attaccabile dai lieviti. Questo non significa che il miele non invecchi pur rimanendo sostanzialmente commestibile. L’etichetta del miele riporta infatti “da consumare preferibilmente entro” : una data che si riferisce al temine minimo di conservazione e che si aggira generalmente introrno ai due anni.
Il miele che invecchia non diventa né nocivo, né tossico: perde solo le sue caratteristiche organolettiche.
Il limite di invecchiamento del miele è regolamentato da normativa europea che pone dei limiti al miele per uso alimentare, utilizzando come parametri di misura il contenuto di un enzima (diastasi o amilasi) che si perde con il tempo, e il contenuto di idrossimetilfurfurale, prodotto di degradazione del fruttosio che invece aumenta.
L’ unico caso in cui il miele può essere considerato sgradevole o “andato a male” è quando fermenta. Succede se la percentuale d’acqua che contiene aumenta e fa sì che si sviluppino i lieviti. Questo può essere dovuto ad un errore di produzione o ad una elevata percentuale di umidità, oltre il 60%, nell’ambiente in cui è conservato.